Cuore eucaristico di Gesu'

Si tratta del coronamento di due devozioni: quella al Santissimo Sacramento e quella al Sacro Cuore. E mentre quest’ultima onora in modo generale l’amore di Gesù che porge all’uomo i benefici della Redenzione, la devozione al Cuore Eucaristico onora in particolare l’atto di suprema dilezione per il quale il Sacratissimo Cuore di Gesù si dona a noi come vittima, nutrimento e compagno nella Santissima Eucaristia.
La devozione al Cuore Eucaristico di Gesù ebbe origine sul finire del XIX secolo da una richiesta dello stesso Gesù alla mistica laica Sophie Prouvier.
Il 22 gennaio del 1854, apparendole durante l’Adorazione Eucaristica nell’Oratorio delle Suore del Rifugio, infermiere dell’Ospedale San Giacomo di Besançon, Gesù le disse “con tono di lamento” le seguenti parole: «Sono il Cuore Eucaristico... Ho sete di essere amato nel Santissimo Sacramento... Quante anime mi circondano, ma non mi consolano... Il mio Cuore domanda l’amore, come il povero domanda il pane...».
Così descrisse la visione la signorina Prouvier: «Il divin Cuore era come immerso in una profonda desolazione... ma aveva nel volto qualcosa d’indefinibilmente dolce: una espressione di bontà infinita, anche se congiunta a un dolore sconfinato... per l’ingratitudine degli uomini, perfino delle anime più favorite dei suoi doni...».
Qualche mese più tardi, nello stesso luogo, Gesù rinnovò la propria richiesta: «Sono il Cuore Eucaristico... Ho sete di essere amato... Fammi conoscere, fammi amare!... Diffondi questa mia Devozione nel mondo!...».
In breve tempo la devozione si diffuse non solo in Francia ma anche in Europa e autorevoli teologi dimostrarono che non si trovava in questa devozione alcun elemento di preoccupante novità ma che, viceversa, questa risultava un approfondimento di uno specifico aspetto della devozione al Sacro Cuore, precisamente quello di venerazione e di riconoscenza all’Amore infinito del Cuore di Gesù nel darci l’Eucaristia.
La devozione al Cuore Eucaristico fu promossa, tra gli altri, dal padre Carmelitano Scalzo e servo di Dio Agostino del Santissimo Sacramento (Hermann Cohen) e da san Pierre-Julien Eymard.
Così scrisse, a proposito, san Pierre-Julien: «Certo il Sacro Cuore è pure in Cielo, ma per gli Angeli ed i Santi già coronati. Nell’Eucaristia è per noi. Dunque la nostra devozione verso il Sacro Cuore dev’essere eucaristica, concentrarsi nella divina Eucaristia, come nel centro personale e vivente dell’amore e delle grazie del Sacro Cuore per noi» (1).
Provocatoriamente predicava così durante i ritiri: «Miei buoni signori, non fate nulla di buono per le anime, perché non siete del vostro secolo; siete sempre nel passato; ci parlate sempre di Betlem, di Nazaret, del Calvario: tutto questo è troppo antico!... – Mi guardano con aria stupita, e allora riprendo: – Eh sì! Dicono che il passato conduce al presente, ma spesso accade di smarrire la strada. Nostro Signore non sta più nel presepio e sulla croce; perché non lo mostrate alle anime là dov’Egli è: nel Tabernacolo, col suo Cuore pieno di vita e tutto infiammato d’amore? Sì, sulla terra, tutte le cose grandi e buone non saranno fatte che per mezzo del Sacro Cuore».
Il Santo combatteva una certa tendenza a ridurre il culto al Sacro Cuore al solo culto della sua immagine. Desiderava che tutti comprendessero invece la realtà dietro la figura: Gesù nell’atto di porgere il suo Cuore come figura di Gesù che si dà totalmente a ciascuno di noi nell’Eucaristia.
Ecco perché san Pierre-Julien riconosceva come vera devozione al Sacro Cuore solo quella che si traducesse in un’autentica donazione di sé per amore, una vita di immolazione, vale a dire una vita eucaristica, appresa sperimentando su di sé l’amore di Dio nel donarsi a noi qui ed ora nella Santissima Ostia.
L’intuizione teologica di san Pierre-Julien, la necessaria unione tra la devozione eucaristica e quella al Sacro Cuore, ha avuto in tempi recenti una prova scientifica. Le analisi mediche effettuate su diversi miracoli eucaristici in cui l’Ostia si è mutata visibilmente in carne, provano che il tessuto del quale sono composte è effettivamente tessuto di miocardio umano, vale a dire, letteralmente, il Cuore di Gesù (2).
Il primo riconoscimento papale della devozione al Cuore Eucaristico si ebbe nel 1868, quando Pio IX concesse un’indulgenza all’invocazione: «Lodato, adorato, amato e ringraziato sia ad ogni istante il Cuore Eucaristico di Gesù, in tutti i tabernacoli del mondo, fino alla consumazione dei secoli».
Un decennio dopo papa Leone XIII, con quattro Brevi Apostolici, sostenne e promosse la devozione al Cuore Eucaristico e chiarì che essa intende suscitare la riconoscenza all’Amore di Gesù per il sacrificio attuato sulla Croce e perpetuato in modo incruento nell’Eucaristia.
Ulteriori approvazioni vennero dai Congressi Eucaristici Internazionali di Lille (1881) e di Avignone (1882).
Attorno al 1900 si scatenò contro il culto del Cuore Eucaristico un vento di persecuzione all’interno della stessa Chiesa. Il Santo Uffizio arrivò a ritenerlo superfluo perché identico a quello del Sacro Cuore. L’intervento di eminenti teologi fugò queste obiezioni.
Padre Alberto Lepidi, che fu Teologo e Canonista del Papa per ben ventotto anni, così spiegò la differenza tra le due devozioni: «La devozione al Sacro Cuore onora in modo generale l’amore di Gesù, che porge all’uomo i benefici della Redenzione, dall’Incarnazione alla Passione e Risurrezione.
La devozione al Cuore Eucaristico – invece – onora in maniera particolare e ben precisa l’amore di Gesù che volle e istituì l’Eucaristia per restare sempre con noi, donandosi all’uomo nella realtà del suo Corpo e del suo Sangue».
Mons. Auguste-Joseph Gaudel, professore di Teologia all’Università di Strasburgo, nel recensire un trattato sul culto al Cuore Eucaristico di Gesù, spiegava che tale devozione è come un coronamento delle due devozioni, quella al Santissimo Sacramento e quella al Sacro Cuore. Infatti, il suo oggetto non è solo la presenza reale di Gesù nell’Eucaristia e non è solo il Cuore di Gesù nell’insieme delle sue manifestazioni d’amore, bensì è «l’atto di suprema dilezione per il quale l’amantissimo cuore di Gesù istituì l’adorabile sacramento dell’Eucaristia e continua a donarsi in essa come vittima, come nutrimento, come compagno della nostra vita terrestre. Ciò che la costituisce essenzialmente è la speciale venerazione resa a questo atto d’amore che ci è valso e ci vale l’Eucaristia» (3).
Risolte dunque le difficoltà teologiche, il 16 febbraio 1903, papa Leone XIII, con il Breve Adnotae nobis, affidò il culto e l’apostolato del Cuore Eucaristico ai Padri Redentoristi «perché quella [devozione] conveniva ai figli di sant’Alfonso M. de’ Liguori, il grande apostolo della devozione al Sacro Cuore». Nello stesso Breve il Santo Padre emise questa definizione: «Una devozione che onora con particolare culto di riconoscenza e di amore l’Atto di suprema dilezione, col quale il nostro divin Redentore, prodigando tutte le ricchezze del suo Cuore, istituì l’adorabile Sacramento dell’Eucaristia, per restare con noi fino alla consumazione dei secoli».
Il 9 novembre 1921 papa Benedetto XV firmò il Decreto col quale concedeva la Messa e l’Ufficio propri del Cuore Eucaristico e istituiva la Festa del Cuore Eucaristico, da celebrarsi il giovedì dell’ottava del Sacro Cuore, con Messa e relativo Ufficio propri, per la Diocesi di Roma e per le diocesi che ne avessero fatto richiesta.
«La ragione specifica e il fine di questa Festa con Ufficio e Messa propri per commemorare l’amore di Nostro Signore Gesù Cristo nel mistero dell’Eucaristia, è spiegato in dettaglio nelle Sacre Scritture e nelle opere dei Padri e Dottori della Chiesa, e anche nella orazione pia approvata dal Sommo Pontefice Pio VII “Ecco fin dove è giunta, ecc.” [...] l’altro fine è quello di eccitare grandemente nel cuore dei fedeli la fiducia e l’accesso al mistero della Santissima Eucaristia, e infiammare più ferventemente i loro cuori del fuoco dell’amore divino con il quale il Nostro Signore Gesù Cristo, infiammato di infinita carità nel suo Cuore, istituì la Santissima Eucaristia, custodisce e ama i suoi discepoli nel suo Sacratissimo Cuore, e vive e rimane tra di loro così come loro vivono e rimangono in esso, in colui il quale in quel medesimo mistero della Santissima Eucaristia, si offre a noi e si dona, vittima, compagno, cibo, viatico e pegno della gloria futura» (4).
Ecco la preghiera completa citata nel decreto, approvata ed indulgenziata da Pio VI con rescritto del 7 novembre 1796 e quindi da Pio VII con rescritto del 9 febbraio 1818: «Ecco fin dove è giunta la carità vostra eccessiva o Gesù, mio amantissimo! Voi delle vostre carni e del preziosissimo vostro Sangue apprestata mi avete una mensa divina per donarmi tutto Voi stesso. Chi mai vi spinse a tali trasporti di amore? Non altri certamente che il vostro amorosissimo Cuore. O Cuore adorabile del mio Gesù, fornace ardentissima del divino amore, ricevete nella vostra piaga sacratissima l’anima mia, affinché in questa scuola di carità io impari a riamare quel Dio che mi die’ prove sì ammirabili dell’amor suo! E così sia» (5).
San Pio X scriveva: «Nulla ci sta più a cuore e ci torna più dolce che propagare ed accrescere nell’universo intero la pietà dei fedeli verso il Cuore Eucaristico di Gesù».
Pio XII con l’enciclica Haurietis Aquas promosse la devozione con queste parole: «Non si potrà facilmente comprendere l’amore che ha spinto il Salvatore a farsi nostro spirituale alimento, se non coltivando una speciale devozione al Cuore Eucaristico di Gesù» (6).
Oggigiorno la devozione al Cuore Eucaristico è stata ampiamente dimenticata ma i Redentoristi continuano a custodirla, fedeli al mandato di papa Leone XIII. Come infatti ebbe a precisare il superiore dei Redentoristi padre Michele Mazzei (7): «La devozione al Sacro Cuore per noi redentoristi è nella forma di devozione al Cuore Eucaristico di Gesù».
Questa devozione intende accendere i vincoli di amore ed amicizia con il Cuore amantissimo di Gesù, non in ragione dei benefici che ne possono derivare, ma per pura riconoscenza, suscitata dalla meditazione della profondità del dono della Santissima Eucaristia. «Siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità, e conoscere l’amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza» (Ef 3,19).
1) San Pietro Giuliano Eymard, La Presenza Reale, cap. XXXIX.
2) Cf. ad esempio Odoardo Linoli, Ricerche istologiche, immunologiche e biochimiche sulla carne e sul sangue del Miracolo Eucaristico di Lanciano, in Quaderni Sclavo di Diagnostica, 7, n. 3, Grafiche Meini, Siena 1971, p. 670.
3) Auguste-Joseph Gaudel - Desideratus Castelain, De Cultu eucharistici cordis Jesu: Historia, Doctrina, Documenta, 1928 in Revue des Sciences Religieuses, tome 10, fascicule 2, 1930, pp. 342-344.
4) Decreto di istituzione della festa con Messa e Ufficio propri, 9 novembre 1921, in AAS, vol. 13, p. 545.
5) Raccolta di orazioni e pie opere per le quali sono state concesse dai Sommi Pontefici le sante indulgenze, Roma 1898, p. 106, n. 73.
6) Pio XII, Lettera Enciclica Haurietis Aquas, del 15 maggio 1956 sulla devozione al Sacro Cuore di Gesù.
7) P. Michele Mazzei (1878-1954), superiore provinciale dei Redentoristi di Napoli dal 1930 al 1933 e poi consultore generale della Congregazione.
Autore: Padre Giorgio Maria Faré

Radici alfonsiane della gloriosa devozione da recuperare
Fin dalle origini la devozione al Cuore Eucaristico di Gesù si è trovata in sintonia con la spiritualità eucaristica di S. Alfonso de Liguori. Via via poi si è sviluppata su queste premesse, raggiungendo la sua maturità e sistematicità col Breve di Leone XIII, Adnotae nobis del 1903, che affidava il culto e l’apostolato del Cuore Eucaristico ai Figli di S. Alfonso, ai padri redentoristi che per tante ragioni e per tanti titoli hanno ben meritato dalla Religione.
I Redentoristi autentici ne gioirono, accogliendo con entusiasmo il prezioso deposito loro affidato e dedicandosi con zelo apostolico alla diffusione della sublime devozione (Pio XI).
Il padre Masquilier fondò in lingua francese la gloriosa Rivista del Cuore Eucaristico; a Napoli si pubblicava il periodico Il sole nel secolo del Sacramento, rivista dell’arciconfraternita del Cuore Eucaristico; a Roma, Vita e Luce; ultimamente Raggi dal cenacolo, da parte del Centro Associazioni Redentoriste di Pagani.
Fra i sostenitori figuravano gli scrittori: p. D. Castelain, p. A. Krebs, p. Garenaux, p. F. Bouchage, p. F. Nouvais. A questi pionieri presto si unirono illustri padri domenicani: p. A. Lepidi, Maestro del Sacro Palazzo e, dopo di lui: il p. Hugon, p. Garigou Lagrange, prof. di Sacra Teologia all’Angelicum, il card. Luigi Ciappi, teologo della Casa Pontificia.
Questi scrittori, parlando di S. Alfonso, l’hanno presentato come precursore della devozione del Cuore Eucaristico e maestro della sua spiritualità. Scrive infatti il p. Garigou Lagrange: “La visita XXV dimostra come la devozione al Cuore Eucaristico sia pienamente conforme alla dottrina ascetica di S. Alfonso”.
S. Alfonso è stato ed è tuttora indissolubilmente legato all’Associazione del Cuore Eucaristico di Gesù, sia per il merito di aver spianato la via a questa nobilissima devozione, sia per averle dato una precisa spiritualità eucaristica, caratteristica del messaggio del Santo lasciato ai suoi Figli. E ai padri redentoristi i sommi Pontefici con grande fiducia hanno affidato questo tesoro. C’è solo da augurarsi che essi ne riscoprano sempre più l’onore e il valore.
S. Alfonso, uomo di ingegno acuto e di cultura eccezionale, quando cambiò il corso della sua vita, non rinnegò la sua preparazione, ma la indirizzò e impiegò diversamente: se ne servì cioè nella sua nuova veste di sacerdote, di missionario, di vescovo e di scrittore. Una figura poliedrica quindi come quella di Alfonso richiedeva giudizi di persone competenti, ognuna nel proprio campo, per fare risaltare i vari aspetti del Suo genio.
Dall’altra parte S. Alfonso dall’Associazione del Cuore Eucaristico di Gesù è giustamente guardato come Maestro e Guida nella spiritualità eucaristica, ma anche come Modello di apostolato eucaristico.
S. Alfonso non fu solo un profondo conoscitore dei teologi scolastici e post tridentini ma sotto certi aspetti un precursore del rinnovamento liturgico. Gli iscritti infatti all’Associazione del Cuore Eucaristico, seguendo gli insegnamenti di S. Alfonso, vengono educati alla frequenza dei sacramenti della Confessione e della Comunione sia attraverso la lettura delle sue opere sia dalla testimonianza del suo zelo missionario. Così, mentre altre associazioni o pie unioni si sono mosse in questo senso solo dopo i noti decreti di San Pio X, gli associati del Cuore Eucaristico già da tempo si accostavano con frequenza alla santa Comunione, e con la formula dell’Offerta Quotidiana ne rivivevano il mistero durante tutta la giornata.
Forse fu questa differenza che spinse i Sommi Pontefici, i numerosissimi vescovi ed arcivescovi ad accogliere con entusiasmo la nuova devozione. Forse per questo il Pontefice dell’Eucaristia, S. Pio X, scriveva: “Nulla ci sta più a cuore e ci torna più dolce che propagare ed accrescere nell’universo intero la pietà dei fedeli verso il Cuore Eucaristico di Gesù“.
Lo stesso Papa, mostrando la sua benevolenza al p. Lepidi, Maestro del Sacro Palazzo, diceva di amare tale devozione “perché essa ha per oggetto ciò che di più santo, di più alto, di più grande è nella Chiesa”. E aggiungeva con sentimento profetico: “Essa prenderà uno sviluppo considerevole e diverrà la più gustata e universale delle devozioni“.
Del resto anche se in S. Alfonso non tutto è secondo il rinnovamento liturgico, è evidente che “la nuova teologia non si contrappone, non rinnega l’antica. La teologia e la pietà eucaristica delle generazioni passate vanno integrate dal rinnovamento liturgico e dall’insegnamento dell’ultimo Concilio; un rinnovamento ed un approfondimento teologico suppongono quella teologia e quella pietà: non nasce oggi la Chiesa”.
Siamo quindi grati al rinnovamento, ma rispettiamo anche i pionieri!
Una impronta tutta alfonsiana la troviamo nella pratica delle Visite al SS. Sacramento e a Maria SS., instaurate col suo aureo libretto. Ci richiamiamo a questa pratica perché ci sembra che non si sia riflettuto abbastanza sul significato del termine visita, usato da S. Alfonso.
Il nostro Santo conosceva molto bene i termini “Adorazione, Preghiera, Contemplazione Eucaristica…” che oggi si vogliono suggerire ma il suo animo nobile e innamorato scelse il termine visita perché più legato al senso squisito dell’amicizia.
Nell’Introduzione alle Visite al SS. Sacramento e a Maria SS., il Santo così scrive: “Che delizia starsene davanti ad un altare con fede e con un po’ di tenera devozione a parlare alla familiare con Gesù Cristo, che sta lì, appunto per ascoltare ed esaudire chi lo prega! Che gioia domandargli perdono dei disgusti dati! Presentargli le proprie necessità, come l’amico fa con l’amico, e chiedergli le sua grazie, il suo amore, il suo paradiso!”. Nell’amicizia infatti non c’è il richiamo del sangue o della parentela, non quello del timore o sudditanza, non quello dell’interesse o del tornaconto, non quello delle finzioni o delle ipocrisie, ma più semplicemente quello della simpatia e dell’affetto disinteressato. Compiere una visita, secondo S. Alfonso, non è solo questione di fede, ma anche di gentilezza e nobiltà d’animo, gesto di amore squisito. Non è soltanto credente l’animo che spesso va al Cuore Eucaristico di Gesù… ma è anche amante; è un animo nobile e delicato, come di amico che va a far visita all’amico.
S. Alfonso infatti richiama spesso le parole di Gesù: “Non vi chiamo più servi… ma vi ho chiamati amici” (Gv. 15,15), parole pronunciate nel contesto dell’istituzione dell’Eucaristia. Erano dunque questi i nobili sentimenti di S. Alfonso quando scriveva l’aureo libretto delle Visite.
S. Alfonso, maestro di spiritualità eucaristica, è uno di quelli che i fedeli, e specialmente gli Associati, devono sempre più conoscere e venerare. Ha comunicato tanta vitalità; può comunicare ancora.
Le molteplici edizioni delle sue opere eucaristiche ne sono prova inconfutabile. Si tratta solo di essere più disponibili e attenti all’insegnamento di questo Dottore della Chiesa che, a duecento anni dalla sua morte, è più vivo che mai ed è guida sicura nell’ora che volge. (Ermelindo Masone e Alfonso Amarante)
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Riportato in
Ermelindo Masone e Alfonso Amarante
S.Alfonso de Liguori e la sua opera
Testimonianze bibliografiche
Valsele Tipografica 1987, pp.9-11

P. Ermelindo Masone (1909-1990),
ultimo apostolo del Cuore Eucaristico
- Nato il 19 agosto 1909 a Pietrelcina (BN), fu battezzato da padre Pio. A 14 anni entrò nella Congregazione Redentorista. Fu ordinato sacerdote il 1° dicembre 1935 a S. Angelo a Cupolo (BN).
La sua vita è stata un continuo apostolato e gran parte della sua vita l’ha spesa promovendo infaticabilmente il culto e la devozione al Cuore Eucaristico e alla Madonna del Perpetuo Soccorso. E’ difficile tenere il conto delle associazioni, dei cenacoli o gruppi eucaristici da lui suscitati dovunque, e che seguiva con un minuzioso apostolato di stampa e di corrispondenza.